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FUORI delle RIGHE

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Domenica delle Palme o della Passione

Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme (Lc 19,28)
Luca racconta il suo Vangelo come un unico viaggio verso Gerusalemme, adesso sta per raggiungere la meta per compiere la volontà del Padre. È punto di arrivo della sua vita ma anche il punto di partenza di una storia tutta nuova di cui noi facciamo parte.
Gesù è raffigurato come il Messia, di cui parla Zaccaria: «Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d’asina» (Zc 9,9b).
Gesù sceglie un asinello su cui non è salito mai nessuno, perché lui è un re nuovo, non riprende né ricalca altre esperienze, non ha combattuto né conquistato terre e popoli, come gli altri re della terra.
La folla stende i propri mantelli perché Gesù vi passi sopra; non un ornamento ma il mantello che è la coperta, è il mantello per la pelle (Es 22,26); al Figlio di David è affidata la loro vita.
Gesù non affronta eventi fortuiti, è lui che li prepara, decide quando e come salire a Gerusalemme, è lui a dirigere la storia della salvezza, gli altri diventano uno sfondo per osannare o condannare, seguire o tradire, contemplare o fuggire.
Gesù non si abbandona a ciò che accade con rassegnazione: egli vive la sua storia come incontro speciale con gli uomini e col Padre.


La «Passione» è il primo nucleo del vangelo - la buona notizia annunciata agli uomini. Lentamente si sono formati e aggiunti altri testi, quello che Gesù ha detto e fatto: i discorsi di Gesù e su Gesù, le parabole, gli insegnamenti, i miracoli, gli incontri.
Ascoltiamo il racconto di questo Evento: Cristo Gesù sempre è presente nella sua parola, giacché è lui che parla quando nella Chiesa si legge la sacra Scrittura (Concilio Vaticano II, SC 7), tanto più è reso presente dalle parole della Passione che per noi hanno la stessa forza della Eucarestia.
Il mistero della incarnazione raggiunge il suo culmine, il Verbo fattosi carne abbraccia tutta l’umanità: svuotò se stesso assumendo una condizione di servo … umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce (Fil 2,7a.8).
Luca ci trasmette un racconto pacato, privo di eccessiva violenza, Gesù pacificamente sembra prendere l’umanità per mano per accompagnarla nel vero «esodo»: dalla morte alla vita. Tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto (Lc 23,48)

 


Luca non smette di sottolineare il comportamento regale di Gesù anche quando è innalzato sulla croce. Ne sono segno le parole di Cristo dalla croce:
Gesù invoca il perdono per tutti quelli che lo hanno respinto e condotto alla croce, perché «non sanno quello che fanno» (23,34); al ladrone crocifisso con lui, risponde: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso» (23,42); gridando «a gran voce», esprime il suo totale abbandono nel Padre: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito» (23,46).

I capi e i soldati deridono: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l'eletto» (23, 35); contrariamente al pensiero comune, proprio perché non salva se stesso che salva gli altri. Quel malfattore che ha capito quanto amore c’è in chi gli sta accanto non chiede nulla, semplicemente si affida a Gesù… soltanto ad un suo ricordo: ricordati di me. Gesù non ci chiede di fare miracoli, né gesti eroici, chiede solo la disponibilità del cuore, lui che è morto per noi per amore e soltanto per amore. Gesù ci prende come siamo.
Se il vangelo di Luca è quello che esalta la Misericordia qui si tocca l’apice, la rivelazione della buona notizia raggiunge il culmine, il mistero dell’incarnazione arriva al compimento e alla sua totale rivelazione: Il re crocifisso, fattosi compagno nella storia dell’uomo debole e fragile rivela la verità di una comunione con lui che è per sempre